Cosa mi ha insegnato essere lesbica

adaymag-girl-to-woman-30-03Lo so, lo so. Il titolo è un po’ presuntuoso. Un post con un titolo del genere andrebbe scritto dopo una vita intera d’omosessualità, non dopo tre anni appena. Ma, a costo di apparire una che se la tira, io ci provo lo stesso, e sarò ben contenta di integrare ciò che scrivo con le esperienze e le impressioni di chiunque vorrà raccontarmi la sua.

Intanto, “essere” lesbica di per sé non insegna nulla, come essere etero o pansessuale o qualsiasi altra cosa. Ma scoprirsi lesbica sì.
Prima di scoprire di essere attratta dalle donne, io al mondo lgbt non avevo mai pensato.
Se me lo aveste chiesto, vi avrei detto che sì, che diamine, ero favorevole alle nozze gay e alle adozioni gay.
Se me lo aveste chiesto, vi avrei detto che no, vedere due uomini o due donne che si baciano non mi dava fastidio proprio per niente.
Ma non avrei saputo dirvi altro.
E questa è la prima cosa che ho notato, a posteriori: non ero abbastanza interessata. Del gay pride sapevo soltanto che era una festa colorata, dei diritti civili sapevo soltanto che in Italia non ce n’erano e in qualche paese del nord Europa sì. Fine. Non è che non me ne fregasse nulla, semplicemente non era la mia vita.

 
In questi anni, invece, ho scoperto che ci sono tantissime persone eterosessuali e cisgender che si occupano attivamente del mondo lgbt+, che si sentono davvero coinvolte in prima persona, che chiedono uguali diritti non per se stessi o per i loro familiari e amici ma per tutti, anche per le persone che non conoscono. Questo è bello, è davvero bello. Rispetto e ammiro tutti i nostri “straight allies”, come dicono gli anglosassoni: i nostri alleati, i nostri amici che sfilano con noi e s’incazzano con noi e si fanno gonfiare il fegato con noi anche se potrebbero lavarsene le mani.
La prima cosa che scoprirmi lesbica mi ha insegnato è propria questa: la solidarietà. Non la mia, ma quella degli altri, gratuita, disinteressata.

 
E aggiungo: sapermi lesbica ha reso molto più difficile essere indifferente a ogni altra cosa. Ho avuto modo di scoprire, per fortuna più attraverso testimonianze di altre persone che sulla mia pelle, come sia convivere con la paura, con la vergogna, con l’incertezza. Ho sperimentato anche io come ci si sente quando “essere te stesso” diventa più di uno slogan da scrivere su facebook, diventa una sfida ogni giorno. La parola “diverso” ha cambiato sapore, è diventata qualcosa di molto più vicino, più concreto.
Per questo, chiamatela empatia, chiamatela consapevolezza, adesso mi è più difficile pensare che certe cose “non siano affari miei”, anche se non mi riguardano direttamente. Il punto è che per vent’anni sono vissuta in un mondo completamente eterosessuale, senza neanche sospettare l’esistenza di un universo totalmente diverso, e non perché questo si nascondesse, ma semplicemente perché io non ero attenta. Allo stesso modo adesso comprendo quanti altri ce ne possano essere, di universi pieni di vite e speranze e sogni e difficoltà di cui non so proprio niente. Questo mi porta a giudicare meno. A tentare di stabilire delle connessioni con gli altri, di ascoltare senza imporre loro i miei schemi mentali, perché questi schemi mentali sono terribilmente limitati alla realtà che conosco.
E la realtà che conosco è soltanto una parte infinitesima dei modi in cui la vita può essere vissuta, tutti ugualmente vivi e immensi, non importa se a sperimentarli sia il novantanove per cento della popolazione o solo l’un per cento.

 
Infinite variabili: dalle più classiche – la nazionalità, il colore della pelle, la fede religiosa, lo status economico, l’orientamento sessuale, l’identità di genere – a quelle più sottili – il modo di vivere le amicizie e le relazioni, il raporto con i familiari, in ultima analisi la storia personale di ognuno di noi. Ognuna delle centinaia di persone con cui interagiamo ogni giorno è una miscela di tutto questo, e della stragrande maggior parte di ciò che vive, prova e pensa io non posso capire assolutamente nulla.
Di nuovo: ho scoperto l’acqua calda, sì. Che ci posso fare se la passione per le tette mi ha dato una mano a rendermene conto? XD

 
Lo so, sto dicendo delle banalità, in fin dei conti.
E no, non serve essere lesbica per capire queste cose. Dico solo che la scoperta della mia omosessualità ha aiutato me ad entrare in contatto con una prospettiva diversa. Ciascuno può arrivarci nel proprio modo, attraverso tutte le esperienze che scardinano le certezze, che mettono in dubbio i modelli di vita. In teoria siamo tutti molto bravi, ma in pratica ci vuole molta umiltà per ammettere che ognuno di noi può cambiare idea, e che le nostre posizioni e le nostre vite non sono per niente solide come immaginiamo.

 
Perché anche questo ho scoperto, negli ultimi tre anni. Quest’omosessualità del tutto insospettata mi ha cambiato la vita – non potrebbe essere diversamente – e ha influenzato il mio rapporto con me stessa e con le altre persone. Mi ha resa più forte, più decisa, ma anche molto più cauta. Mi ha portata a sfidare il mio idealismo e a riconoscere tanti dei miei limiti e dei limiti delle altre persone. Mi ha ferita, spesso, perché cose che prima non mi riguardavano adesso bruciano fino alla carne viva. Mi ha spinta a riconoscere il valore delle persone meravigliose che ho intorno, i miei familiari e i miei amici.
Per una maniaca del controllo come me, è difficile accettare l’idea che la vita segua la sua strada indipendentemente dai piani che hai per lei. E tutto questo di certo non era nei miei piani, non perché non lo volessi, ma perché neanche immaginavo di poterlo volere.

 
Insomma, per concludere questo post troppo lungo, essere lesbica mi ha insegnato che un piccolo spostamento di prospettiva cambia drammaticamente tutto ciò che vediamo. Mi ha incoraggiato a non guardare le cose soltanto dal punto di vista più semplice, quello frontale, in piena vista, ma di cercare angoli nascosti, di fare attenzione anche alle ombre, di rendermi conto che quel che a volte viene etichettato semplicemente come “minoritario” e quindi ininfluente nasconde in realtà un potere enorme.
Il potere di cambiare noi stessi. Il potere di cambiare il mondo.

 
Vulcanica

4 pensieri su “Cosa mi ha insegnato essere lesbica

  1. “Angoli nascosti”, “ombre”, sono tutti termini che evocano principalmente sensazioni negative: di smarrimento, di timore… Tutte sensazioni con cui mi trovo in questo momento a convivere, e che ho deciso di affrontare con la narrativa. Il mio blog racconterà la finzione per esplorare la realtà, in un certo senso, e la mia speranza è quella di fare luce sugli anfratti segreti di me che finora ho solo intravisto, e scoprire che non c’è nulla di cui avere paura!

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