Il mio coming out, o la perdita dell’innocenza

“Mamma, hai presente quando mi dici che speri che io trovi presto qualcuno che mi voglia bene e si prenda cura di me?”
“Sì, e allora?”
“Ecco, è così importante se questa persona è maschio o femmina?”

Questa è la conversazione che avevo preparato per confessare a mia madre, una delle persone più importanti della mia vita, di essermi innamorata di una ragazza. Innamorata: con lo stomaco che faceva le capriole, gli occhi lucidi e tutti gli altri sintomi.

Nella mia mente, la scena si concludeva con un abbraccio commosso e tante rassicurazioni da parte sua. Mi aspettavo davvero che andasse così, lo giuro.
Ingenuità? Probabile. I miei genitori non sono particolarmente religiosi e hanno una mentalità progressista e aperta, io sono cresciuta liberamente e senza censure. Non esistevano film o libri proibiti, ho sempre avuto la possibilità di esprimere le mie opinioni e di compiere le mie scelte, anche quando non coincidevano con le loro aspettative o i loro desideri. E mai, a casa mia, ho sentito una sola parola contro gli omosessuali. Perciò mi aspettavo che la mia famiglia accogliesse la notizia con un sorriso.

Inutile dire che non è andata affatto così. Al mio coming out, che per inciso si è svolto fuori dai binari della conversazione rassicurante che avevo preparato, sono seguiti mesi di silenzi, tensioni, recriminazioni. Ho ricevuto delle parole dure. Sentivo sulle spalle il peso di aver deluso la mia famiglia, di essere per loro motivo di preoccupazione e di tristezza. A fare più male era l’idea che quello che per me era così bello, il fatto di aver incontrato una persona meravigliosa, di vivere una storia bellissima, per loro costituisse un dolore così grande. Avevo il cuore diviso a metà.

Ricordo le parole di mia madre: “Noi diciamo sempre che vogliamo soltanto che i nostri figli siano felici, ma non è vero. Quello che vogliamo è che siano felici a modo nostro.”

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Il mio coming out più impegnativo, quello con i familiari, mi ha risvegliata dall’innocenza, dal pensiero che soltanto gli ignoranti e gli omofobi reagiscano negativamente alla scoperta di avere un figlio o fratello omo/bi/transessuale. La verità è che ce ne vuole di coraggio per vivere in maniera diversa dalla maggioranza e non vergognarsi di farlo sapere.

Ma ad oggi, un anno dopo, sono felice di averlo fatto. Sono felice di aver affrontato quella tempesta, perché adesso i miei familiari mi vogliono bene per quella che sono e anche io ho più fiducia in loro. Vedermi felice e in pace con me stessa li ha aiutati. Vedere che i miei amici mi sostengono e che nessuno mi ha abbandonata o maltrattata li ha aiutati.

So di essere fortunata, so che non tutti possono contare su una famiglia altrettanto comprensiva e disponibile al dialogo, e il blog esiste proprio per questo. Per tutti coloro che hanno paura, che non riescono a trovare le parole, che si sentono soli.

Ti ho raccontato il mio coming out per darti coraggio, per farti capire che anche se si attraversano momenti duri per fortuna le cose poi migliorano! Che il dialogo è uno strumento importante e che una vita diversa, sincera e aperta, è possibile!

Ma ti ho raccontato il mio coming out anche per invitarti a raccontarmi il tuo, o quello di un tuo familiare, amico, collega, conoscente. Se invece hai scelto di non dichiararti, spiegami come mai. La mia sola voce non basta per arrivare a chi ha bisogno di aiuto!

Non avere paura, scrivimi all’indirizzo vulcanica.nessunarmadio@gmail.com oppure sulla pagina http://www.facebook.com/nessunarmadio! 🙂

Vulcanica

“Hey mom, you know when you tell me you hope soon I’ll find someone to love me and take care of me?”
“Yeah, so what?”
“Well, it’s so important if it’s a boy or a girl?”

This is the conversation I’d been practising in my mind to confess my mom, one of the most important persons in my life, I fell in love with a girl. In love: with my stomach doing somersaults and bright eyes and all those symptoms.

In my mind, the scene would close with her holding me tight and reassuring me. I really thought it would be that way, I swear.
Naivete? Perhaps. My parents aren’t particularly religious and they’re progressit and openminded, I’ve grown freely and without censorships. There were no fobidden books or movies, I’ve always been used to express my opinions and make my choices even when they weren’t coincident with their desires or expectations. And I never ever heard a word against homosexuals at home. So, I expected my family to receive the news with a smile.

Of course it wasn’t so easy. My coming out, which however happened out of the comfortable scene I’d imagine in my mind, was followed by months of silences, anxiety and recriminations. I received bad words from them. On my shoulders I felt the weight of disappointing my family, making them worry and be sad. What hurt the most was the fact that what was so good to me, having met a wonderful person and living an awesome love story, was such a pain for them. I had my heart parted in two.

I remember my mother’s words: “We always say we just want our kids to be happy, but that’s not true. What we really want is them to be happy the way we wish.”

My most difficult coming out, that with my relatives, awoke me from innocence, from thinking that only ignorant and homophobic people can have negative reaction to an homo/bo/transsexual kid or sibling. The truth is, you have to be very courageous to live differently from the majority and not be ashamed in letting people know who you are.

But today, a year after, I’m happy I did this. I’m happy I faced that storm, ‘cause now my parents love me the way I am and I can trust them much more. Seeing me happy and peaceful helped them. Seeing my friends still loving me and that no one has abandoned or mistreated me helped them.

I know I’m lucky, I know not everyone can count on such an understanding and open family, and that’s why the blog exist. For all those who are afraid, who can’t find the words, who feel alone.

I told you about my coming out to comfort you, to let you understand that even if there are hard moments then things get better! That dialogue is an important tool and a different life, open and honest, is possible!

But I also told you about my coming out to invite you to tell me about yours, or that of a relative, friend, colleague, acquaintance of yours. If you chose not to come out instead, tell me why. My only voice is not enough to reach who’s in need of help!

Don’t be afraid, write to me at vulcanica.nessunarmadio@gmail.com or on my page http://www.facebook.com/nessunarmadio! 🙂

Vulcanica

8 pensieri su “Il mio coming out, o la perdita dell’innocenza

  1. E’ più difficile, secondo me, affrontare se stessi, anzichè gli altri.
    Nel tuo caso, sei stata bravissima, per essere stata onesta prima con te stessa e poi con la tua famiglia.

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    • Ti ringrazio!
      Ammetto che per me è stato facile “accettarmi”, è stato come comprendere improvvisamente tante tessere di un puzzle che in tutti gli anni precedenti non ero riuscita a sistemare al posto giusto. I segni c’erano tutti, ma io non li avevo visti, e quando mi si sono spalancati davanti agli occhi ho provato solo sollievo ed entusiasmo.
      So che per molte altre persone, condizionate da un’educazione più chiusa e rigida, si tratta invece di un percorso veramente difficile e spero che in qualche modo le nostre parole possano essere di aiuto a tutti loro. 🙂

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  2. Io ho fatto coming out con i miei genitori un mesetto dopo aver fatto il coming out più importante, quello con me stesso. Partivo con una grande ansia, ma con la consapevolezza di doverlo fare, e il prima possibile. Sono stati comprensivi e amorevoli, soprattutto, a sorpresa, mio padre. Mi hanno detto che già se lo immaginavano(mio padre ne era sostanzialmente certo) e che mi avrebbero voluto bene lo stesso. Quello che mi ha stupito, soprattutto in mia madre, che ha un livello d’istruzione superiore a mio padre, è la totale ignoranza sul tema, l’omofobia interiorizzata. Mamma raccomandava di non dirlo a nessuno, nemmeno a mio fratello. Quando le ho detto che all’epoca altre 5 persone(il numero ora è aumentato) sapevano di me, mi ha rimproverato perché erano troppe. Mamma ha provato, stroncata subito, a tirare fuori la storia delle fasi e mi ha raccontato il caso di un paziente, con problemi psichici, che seguiva che dopo anni di convivenza con un uomo si era innamorato di una donna(le ho suggerito che il paziente poteva essere bisex). Adesso mamma sta migliorando ma ogni tanto esce fuori la componente omofoba, soprattutto quando si parla di coming out: mamma non è in grado di capirne l’esigenza e l’importanza, per lei è come dichiarare in giro di avere particolari gusti a letto. Le provo a spiegare che non è così, che sarebbe così se dichiarassi “sono passivo/attivo/versatile”, e che invece il coming out è qualcosa di più profondo. Qualche giorno fa stavo guardando Modern Family e lei mi ha chiesto di che parlava: quando le ho parlato della coppia gay con la bambina adottata ha fatto una smorfia e ha detto “io non sono moderna, a quanto pare”. A me dispiace tutto questo. Perché lei mi vuole buono e le voglio bene. Ma non so come porre rimedio a questa situazione che non mi piace per niente, e che ho paura la faccia soffrire inutilmente, mentre dovrebbe essere contenta che io ho trovato la mia strada. Ho paura anche di come potrebbe reagire, quando il coming out sarà definitivo, quando magari troverò un fidanzato. Come posso “educarla”? Come posso farle capire la realtà delle cose?

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    • Anzitutto grazie per aver raccontato la tua storia, è proprio questo che spero di fare con il blog.
      Nelle parole di tua madre trovo lo stesso atteggiamento che ho riscontrato, con sorpresa, nella mia: “Non capisco perché lo hai detto alle tue amiche, non è una cosa di cui vantarti” oppure “Ci sono tante brave coppie gay che vivono insieme ma non si scambiano effusioni in pubblico e non lo fanno capire a nessuno.”
      L’importanza del coming out come atto politico, come autoaffermazione, come necessità di sentirsi finalmente parte di qualcosa piuttosto che esclusi da qualcos’altro non è semplice da trasmettere e questa difficoltà ha molto di generazionale: noi siamo cresciuti con i social network, i reality, nell’epoca in cui la vita di ciascuno è sotto i riflettori. Ai tempi dei nostri genitori il privato era molto più “privato” e doveva rimanere tale.
      Mi piacerebbe avere una risposta alla tua domanda ma naturalmente non ce l’ho. Posso dirti che forse, quando avrai un fidanzato, le cose saranno paradossalmente più facili: in primis perché, poiché tua madre ti vuole bene, non potrà fare a meno di essere felice vedendoti sereno. In secondo luogo perché, per molte persone che non sono omofobe (leggi: stronze o bigotte) ma solo ignoranti della realtà lgbt, spesso la cosa migliore è proprio viverla in prima persona.
      Non so cosa mia madre immaginasse pensando a me e alla mia ragazza, ma conoscerla ha cambiato le cose. Quando ha avuto sotto gli occhi questa ragazza dolcissima, ci ha viste tenerci per mano e volerci bene, non ha trovato in noi due niente di quel che temeva tanto. Spero che per te sia lo stesso.
      Oltre a questo, di sicuro ci vuole tempo. Se tua mamma è una persona comunque aperta al dialogo e disposta a considerare punti di vista diversi, puoi provare a farle leggere qualche articolo di questo blog o di tanto altro materiale che si trova online, farle conoscere film o libri che parlano della nostra vita, di quel mondo che la spaventa semplicemente perché non lo conosce e gliene hanno trasmesso un’idea sbagliata e distorta.
      In futuro, comunque, ho in mente di dedicare qualche iniziativa proprio alla sensibilizzazione dei familiari scossi dal coming out dei figli/fratelli. Se hai voglia potremo lavorarci insieme!

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  3. Alla fine, di certo la nostra situazione non è delle peggiori…ci sono storie agghiaccianti sui coming out familiari che ti mettono dentro un grande odio per la società e un grande amore per i tuoi…è per questo che mi dispiace, perché loro sarebbero così vicini!! Comunque hai sempre il mio supporto!

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    • Allora non arrenderti 🙂 da come ne parli i tuoi non mi sembrano persone insensibili o ottuse. Certe volte ci vogliono anni per un piccolo cambiamento, è sempre più difficile smuovere il masso che è fermo ma poi la fatica da fare perché continui a muoversi è minore.
      Prendili per mano, non nasconderti. Prima, quando me ne uscivo con frasi come: “Oggi sono otto mesi che io e la mia lei stiamo insieme!” mamma sussultava, si incupiva, adesso non lo fa più. Non è che devi continuamente ricordar loro che sei gay, ma ricorda loro che sei proprio tu, la persona che hanno cresciuto, e che questo fa parte di te. Che ne sei orgoglioso e vuoi che lo siano anche loro.
      Lo so, facilissimo a dirsi. 🙂 Ma non disperare! Un passo alla volta! E grazie per il tuo sostegno 😉

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